La spiritualità ignaziana nell’assemblea sinodale

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di Adelson Araújo dos Santos S.I.

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Abstract

L’articolo esplora come la spiritualità ignaziana, in particolare il metodo della “conversazione nello Spirito”, sia rilevante per il cammino sinodale della Chiesa. L’autore sottolinea l’importanza del discernimento comunitario per comprendere i “segni dei tempi” e prendere decisioni pastorali oculate. Vengono evidenziate alcune caratteristiche chiave della “conversazione nello Spirito”:

 Permette un ascolto autentico e un discernimento di ciò che lo Spirito dice alle Chiese.
 Genera un mondo vitale condiviso attraverso l’intreccio armonico di pensiero e sentimento.
 Porta alla conversione, vivendo l’esperienza della condivisione nella luce della fede e nella ricerca del volere di Dio.

L’autore sottolinea il valore missionario, ecclesiologico e pneumatologico di questo metodo, che aiuta a passare dall'”io” al “noi” e a unificare la persona in un’integrazione vivente di elementi umani e divini. Infine, vengono delineati i principali momenti della “conversazione nello Spirito” utilizzata nelle diverse fasi del cammino sinodale: preghiera personale, prima condivisione, silenzio orante, seconda condivisione, sintesi e preghiera finale.

Keywords

Discernimento, conversazione nello Spirito, sinodalità, ascolto, comunità.

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Quando ho iniziato a riflettere sulla presenza della spiritualità ignaziana nell’assemblea sinodale dell’attuale Sinodo sulla sinodalità, tema che mi è stato proposto in questo ciclo di conferenze intitolato “Esercizi spirituali e sinodalità”, promosso dall’Istituto di Spiritualità e dal Centro di Spiritualità Ignaziana della Pontificia Università Gregoriana, la prima cosa che ho capito è che avrei dovuto affrontare l’argomento dalla prospettiva dell’intero cammino sinodale che la Chiesa sta compiendo oggi dopo la chiamata di Papa Francesco a tutti i battezzati il 9 ottobre 2021, e non solo nei momenti specifici dell’assemblea formalmente convocata del sinodo dei vescovi, la cui prima sessione si è svolta nell’ottobre 2023 e la cui seconda sessione avrà luogo nell’ottobre di quest’anno.

Infatti, “Sinodo” è una parola antica nella Tradizione della Chiesa e indica il cammino fatto insieme dal Popolo di Dio con il Signore Gesù che si presenta come «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Nell’ambito ecclesiastico “Sinodo” esprime l’essere convocati in assemblea dei discepoli di Gesù e in alcuni casi è sinonimo della stessa comunità ecclesiale, essendo un fatto storico che a partire dal III secolo le assemblee ecclesiali erano convocate per discernere, alla luce della Parola di Dio e in ascolto dello Spirito Santo, le questioni al livello dottrinale, liturgico, canonico e pastorale. È anche storico il fatto che sotto l’atmosfera del Concilio Vaticano II il Santo Papa Paolo VI istituisce il Sinodo dei Vescovi, come un consiglio permanente di Vescovi per la Chiesa universale, in ordine alla rivitalizzazione della prassi sinodale. Ma con l’attuale Pontefice, il termine ha assunto un significato sempre più importante nella direzione di permanente “percorso di effettivo discernimento spirituale, … per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia”[1].

Cercheremo quindi di affrontare il nostro tema a partire da questa concezione del sinodo come percorso di discernimento spirituale e ecclesiale, analizzando i punti in comune che esistono tra gli obiettivi che vengono perseguiti e il metodo proposto per raggiungere questo fine nel cammino sinodale, con quelli proposti da Sant’Ignazio nei suoi Esercizi Spirituali.

Il discernimento negli Esercizi Spirituali ignaziani

È un fatto indiscutibile che Sant’Ignazio di Loyola sia tra le figure che più hanno segnato la storia della Chiesa e della spiritualità cristiana. Ignazio è conosciuto come un grande maestro del discernimento, avendo egli stesso vissuto lunghi e profondi processi di discernimento spirituale, sin dal momento in cui, come un cavaliere ferito, decise di donarsi radicalmente a Cristo, fino ai suoi ultimi anni di vita nella comunità del Gesù a Roma, quando fu eletto primo Preposito Generale della Compagnia di Gesù e autore delle sue Costituzioni. Infatti, per tutta la sua vita, sant’Ignazio era solito definirsi “il povero pellegrino”, insegnando a coloro che gli chiedevano una guida spirituale a sentire e assaporare internamente le cose spirituali ed a cercare e trovare Dio in tutte le cose.

Qual è dunque il contributo più particolare lasciato da sant’Ignazio alla nostra spiritualità? La risposta a questa domanda ci porterà certamente a concludere che gli esercizi ignaziani sono fondamentalmente una “scuola di discernimento”, come la definisce Lewis:

Gli Esercizi sono propriamente ignaziani solo se formano il ritirante nell’arte di discernere le vie e le chiamate del Signore. In questo modo, gli Esercizi ignaziani sono una scuola di discernimento spirituale, oltre che una scuola di preghiera e di decisione. Essi contengono un apprendistato in quella saggezza, così enfatizzata nelle Scritture, grazie alla quale le ‘vie’ di Dio vengono riconosciute e prese, così come servono a identificare i ‘tempi’ che segnano la storia delle persone e dell’umanità. Durante gli Esercizi ci si prepara a ricevere da Dio “la piena conoscenza della Sua volontà con tutta la sapienza e l’intelligenza spirituale” (Col 1,9); si raggiunge in sostanza “la perfetta conoscenza e tutto il discernimento con cui discernere ciò che è meglio” (Fil 1,9 s.). Gli Esercizi ignaziani danno la necessità e il gusto di scoprire le ‘vie’ del Signore, così come la magnanimità di incamminarsi con decisione lungo di esse[2].

A mio avviso, questo ci dà già un’idea di quanto l’esperienza vissuta da Ignazio e tradotta nei suoi Esercizi possa servire a questo momento di discernimento spirituale ed ecclesiale che la Chiesa è chiamata a vivere nell’attuale percorso sinodale, per mezzo dell’incontro, l’ascolto e il discernimento[3] fra tutti coloro che insieme costituiscono il Popolo santo e fedele di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo, per cercare e trovare la volontà di Dio per la sua Chiesa oggi. Ecco perché il Santo Padre ci ricorda che “nell’unico Popolo di Dio, perciò, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito”[4]. Questa apertura creativa alla voce dello Spirito si ottiene attraverso il discernimento spirituale, proprio uno dei mezzi più efficaci che caratterizza gli esercizi spirituali. Ma perché ciò avvenga, dobbiamo riconoscere la grande necessità che nelle nostre comunità ecclesiali si offrano più formazione e più momenti di esperienze concrete di discernimento, come sta già iniziando ad accadere in questo attuale cammino sinodale.

Ricordando i fondamenti teologici della parola “discernere”, sappiamo che viene dal latino e già la sua etimologia ci fa capire il suo significato: “dis-cernere” significa distinguere, separare, passare al vaglio, esaminare un complesso di varie componenti. Questo termine risale molto addietro nel tempo perché era già presente nella Bibbia e fu particolarmente sviluppato nell’ambiente monastico e patristico. Le lettere paoline, ad esempio, indicano l’importanza del discernimento per tutti gli ambiti della vita cristiana. E sant’Ignazio, secoli dopo, ci aiuta a capire la distinzione tra “discernimento delle mozioni” e “discernimento operativo”, che pur non identificandosi non possono essere visti come separati, ma invece come strettamente connessi: uno riguardando i nostri sentimenti, affetti, desideri, pensieri (da dove mi viene questo movimento?) e dove ci conducano queste “mozioni”, mentre l’altro ci aiuta a cercare di rispondere alle domande d’ordine pratico: tra due alternative che sembrano buone qual è la migliore nella situazione concreta? Quale rappresenta per me la volontà divina?[5] Come partecipante al processo sinodale in corso in qualità di “esperto facilitatore”, posso testimoniare come queste due dimensioni del discernimento ignaziano siano presenti nei momenti in cui si esercita l’esperienza della “conversazione nello Spirito”, uno dei tratti distintivi di questo sinodo. Ne parleremo più avanti su questo.

Inoltre, nella spiritualità ignaziana il discernimento può anche essere definito come l’esercizio che aiuta una persona (o una comunità) a comprendere la Parola divina che le viene rivolta, e nell’esperienza di questo esercizio scopre il percorso che deve seguire per rispondere a quella Parola che è stata rivelata attraverso l’azione dello Spirito Santo. Questo è il discernimento spirituale, perché avviene attraverso un inserimento vitale e amorevole in Cristo, sotto l’impulso dello Spirito. Di fronte a una o più situazioni in cui non c’è chiarezza, il discernimento spirituale completo sarà la ricerca della volontà di Dio come risposta d’amore[6]. Questo aspetto è stato molto enfatizzato anche nel cammino sinodale, perché quando parliamo di incontro e di ascolto tra noi, comunità di fede, è sempre inteso principalmente come un incontro con Dio e la Sua Parola, per ripetere l’esperienza biblica del “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio…” (Dt 6, 4-8). Il noto Shemà Israel ci mostra che il popolo dell’Alleanza prima ascolta e poi cerca di mettere in pratica ciò che ha ascoltato. Si tratta di un ascolto continuo, memorizzato e tramandato di generazione in generazione, in modo che anche i più giovani possano ascoltare ciò che il Signore vuole dire loro. L’ascolto della Parola di Dio era quindi centrale nella vita spirituale del popolo eletto di Israele, così come è vitale per Sant’Ignazio nella sua spiritualità e come è vitale nell’attuale cammino sinodale.

Sant’Ignazio, d’altra parte, presta particolare attenzione a come fare una buona e sana scelta o, nel linguaggio ignaziano, una buona e sana “elezione”, indicando tre tempi per fare questo esercizio. Sappiamo però che nella esperienza personale con Dio, egli era solito utilizzare in modo particolare il cosiddetto “secondo tempo”, che consiste in esaminare i “movimenti” che avvengono dentro di noi. Infatti, questo secondo tempo dell’elezione era il modo più frequente e preferito dal Peregrino per discernere la varietà spirituale e dedurre la volontà concreta di Dio[7]. È qui che entra in gioco il discernimento spirituale, cioè l’osservare le mozioni e l’azione di Dio nella nostra vita ogni giorno e capire qual è la sua volontà per noi, secondo possiamo dedurre delle parole dell’autore degli esercizi spirituali:

[176] 2º tempo – Il secondo (tempo dell’elezione) quando si acquista molta chiarezza e conoscenza mediante l’esperienza di consolazioni e desolazioni, e per esperienza del discernimento dei vari spiriti[8].

È importante, quindi, che nella nostra vita spirituale (e nel percorso sinodale della Chiesa) impariamo a riconoscere i movimenti che ci si presentano sotto forma di esperienze di consolazione e desolazione, per affinare la nostra capacità di scoprire ciò che Dio ci sta dicendo nei nostri processi decisionali, alla luce del discernimento[9]. Le contemplazioni della Seconda Settimana degli Esercizi ignaziani ci aiutano anche a vedere la stretta relazione tra il processo di riconoscimento della volontà di Dio nell’esperienza della consolazione e la conoscenza interiore del Signore, che porta l’esercitante ad avere un senso personale sempre maggiore di Cristo, ovvero l’identità cristica, crescendo nel suo impegno verso di Lui nella comunità. Infatti, sant’Ignazio è convinto che negli esercizi la persona viene “lavorata” interiormente attraverso i “movimenti” spirituali che sperimenta. Ma questo avviene sempre a fronte di un’esperienza di incontro personale con Cristo e di una chiamata concreta da parte del Suo Spirito. Tutto ciò porterà frutti per la vita cristiana, come per esempio una maggiore chiarezza per prendere nuove decisioni, alla conferma e al rafforzamento delle decisioni già prese di seguire Gesù, concretizzate in una vita di preghiera più intensa o semplificata, in un senso più evangelicamente realistico della comunità, in un’azione apostolica più disinteressata o più integrata con altri con cui condivido la stessa vocazione e missione, ecc.[10].

Penso che possiamo concludere questa breve riflessione sulla centralità del discernimento spirituale nella spiritualità ignaziana ricordando, come fece il Padre Adolfo Nicolás[11] quando, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, afferma che Sant’Ignazio voleva trasmettere agli altri ciò che lui stesso aveva sperimentato, ossia l’esperienza di essere diventato un uomo libero da affetti disordinati e di aver trovato un metodo per collaborare con la grazia divina in questo pellegrinaggio interiore che lo ha accompagnato per tutta la vita. Sappiamo che questo fu il motivo per cui scrisse la sua esperienza nel piccolo libro degli Esercizi. Ignazio voleva incoraggiare altre persone a beneficiare dello stesso metodo di preghiera, a raggiungere la stessa libertà e indifferenza, voleva rendere le persone libere. Gli Esercizi possono quindi essere visti come un cammino verso la libertà, perché toccano la profondità dei sentimenti, dove lo Spirito di Dio è all’opera. Sant’Ignazio cercava soprattutto di discernere la volontà di Dio e aveva trovato un metodo che voleva trasmettere agli altri. Per farlo, cercò di entrare in armonia e sintonia con la musica dello Spirito, perché si rese conto che solo in questo modo si poteva vibrare con lo Spirito, cercando e trovando Dio e la sua volontà divina.

Ovviamente, il discernimento ignaziano non può mai essere ridotto all’applicazione di un determinato metodo, come avverte Ivens[12], né significa semplicemente applicare una tecnica, sia pur spirituale, enfatizza Rendina[13], perché discernere veramente non può consistere nella semplice applicazione di criteri o regole, anche se di queste ci si deve servire, come si fa oggi nel percorso sinodale con l’uso della “conversazione nello Spirito”. In questo peregrinaggio o cammino spirituale dovremmo sempre chiarire dove sta il nocciolo del discernimento, che cosa in fin dei conti ci rende capaci di discernere. Ivens ricorda anche che guidare un’altra persona nel discernimento richiede, da parte dei direttori o orientatori stessi, un buon grado di conoscenza sul discernimento, basato sull’esperienza, l’empatia e la saggezza. La ricchezza del metodo spirituale, quindi, sta nell’aiutare la persona ad arrivare a raggiungere il discernimento dei movimenti interni del cuore, il più urgente e importante, che precede qualsiasi altro livello di discernimento. Quando parliamo di movimento del cuore facciamo sempre riferimento al “cuore” biblico ovvero alla dimensione più profonda dell’essere umano. E, per quanto riguarda la sua dimensione comunitaria degli esercizi ignaziani dobbiamo ricordare che una volta terminati gli esercizi, l’esercitante deve proiettare il proprio impegno personale dall’interno di una comunità di fede per avere supporto e confronto. Perché ogni cristiano deve integrare la sua risposta in un’esperienza comunitaria, che parte anche dall’asse familiare, come richiesto dall’impegno battesimale. Il nostro ambiente socio-culturale ci impone quindi di tenere conto di questa realtà quando si tratta di vivere il Vangelo a livello di gruppo. Altrimenti, l’esercitante si troverà sempre di fronte al dilemma “individualismo-comunitarismo” e opterà inconsciamente per l’uno o per l’altro.

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Il discernimento nel cammino sinodale

Abbiamo appena ricordato alcune caratteristiche della spiritualità ignaziana che, a mio modesto parere, sono ugualmente percepibili nella chiamata che Papa Francesco ha fatto a tutti i battezzati a camminare insieme su un cammino di sinodalità, affinché la Chiesa diventi sempre più un luogo di incontro con Dio e con i nostri fratelli e sorelle, ascoltando la Sua Parola e la voce divina che risuona nelle voci degli altri che camminano con noi e nella stessa realtà che ci circonda, dove sentiamo anche le grida della natura e della nostra casa comune. Questo incontro e questo ascolto devono aiutarci ad essere vere comunità di discernimento, in vista di una maggiore comunione, partecipazione e conferma della nostra missione, sotto la guida dello Spirito Santo. Infatti, così insegna il Santo Padre:

Fare il Sinodo è seguire lo stesso cammino del Verbo fatto uomo: è seguire le sue orme, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. Fare il Sinodo significa percorrere lo stesso cammino, camminare insieme. Cari fratelli e sorelle, buon cammino insieme! Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo[14]. Il Sinodo è un cammino di effettivo discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si svolge nell’adorazione, nella preghiera, nel contatto con la Parola di Dio… e il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo… che questo Sinodo sia un tempo abitato dallo Spirito! Perché abbiamo bisogno dello Spirito, il soffio sempre nuovo di Dio, che ci libera da ogni chiusura, ravviva ciò che è morto, scioglie le catene e diffonde la gioia. Lo Spirito Santo è colui che ci conduce dove Dio vuole che andiamo e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali[15].

Il Papa non solo definisce il sinodo sulla sinodalità come un momento speciale di discernimento spirituale ed ecclesiale, la cui guida è lo Spirito Santo, ma indica anche alcune novità che il cammino sinodale stesso porta alla nostra fede e spiritualità, come per esempio: il passaggio della celebrazione del Sinodo da “evento” a “processo” (come indicato dalla costituzione apostolica Episcopalis communio); la presenza di altri membri, donne e uomini, accanto ai Vescovi; la presenza attiva dei delegati fraterni; il ritiro spirituale in preparazione all’Assemblea; la celebrazione inaugurale dell’Eucaristia in San Pietro; il clima di preghiera e, finalmente, il metodo della “conversazione nello Spirito”.

Infatti, nel corso del cammino sinodale proposto da Papa Francesco a tutta la Chiesa, è emersa l’esperienza della “conversazione nello Spirito” come condizione fondamentale per vivere veramente una spiritualità della sinodalità, basata sull’incontro, l’ascolto e il discernimento spirituale. Al termine della prima sessione dell’Assemblea sinodale sulla sinodalità, che si è svolta nell’ottobre 2023, è emerso chiaramente che una delle caratteristiche salienti di quella sessione è stato il metodo scelto di “conversazione nello spirito”, come un vero esercizio di incontro, ascolto e discernimento ecclesiale. Così, al termine di quella prima parte dell’assemblea, i ‘padri’ e le ‘madri’ sinodali scrissero una lettera a tutti i cattolici del mondo, nella quale dichiaravano:

Insieme, nella complementarità delle nostre vocazioni, dei nostri carismi e dei nostri ministeri, abbiamo ascoltato intensamente la Parola di Dio e l’esperienza degli altri. Utilizzando il metodo della conversazione nello Spirito, abbiamo condiviso con umiltà le ricchezze e le povertà delle nostre comunità in tutti i continenti, cercando di discernere ciò che lo Spirito Santo vuole dire alla Chiesa oggi… Su invito del Santo Padre, abbiamo dato uno spazio importante al silenzio, per favorire tra noi l’ascolto rispettoso e il desiderio di comunione nello Spirito[16].

In realtà, questo metodo o esercizio spirituale era già stato lo strumento privilegiato utilizzato nelle fasi diocesane, nazionali e continentali del cammino sinodale, come afferma la relazione inviata dalle Chiese particolari e dalle Conferenze episcopali, riassunta dall’Instrumentum laboris:

Una Chiesa sinodale è anche una Chiesa del discernimento, nella ricchezza di significati che questo termine assume e a cui le diverse tradizioni spirituali danno rilievo. La prima fase ha permesso al Popolo di Dio di iniziare a sperimentare il gusto del discernimento attraverso la pratica della conversazione nello Spirito. Ascoltando con attenzione l’esperienza vissuta di ciascuno, cresciamo nel rispetto reciproco e cominciamo a discernere i movimenti dello Spirito di Dio nella vita degli altri e nella nostra. In questo modo iniziamo a prestare maggiore attenzione a «ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,7), nell’impegno e nella speranza di diventare una Chiesa sempre più capace di prendere decisioni profetiche che siano frutto della guida dello Spirito[17].

Così, quando in seguito si è tenuta la cosiddetta fase “universale”[18] dell’assemblea sinodale in Vaticano, è stato utilizzato di nuovo lo stesso metodo di “conversazione nello Spirito”, con grandi frutti, come i membri dell’assemblea hanno riconosciuto nel documento finale di sintesi:

La conversazione nello Spirito è uno strumento che, pur con i suoi limiti, risulta fecondo per consentire un ascolto autentico e per discernere ciò che lo Spirito dice alle Chiese. La sua pratica ha suscitato gioia, stupore e gratitudine ed è stata vissuta come un percorso di rinnovamento che trasforma gli individui, i gruppi, la Chiesa. La parola “conversazione” esprime qualcosa di più del semplice dialogo: intreccia in modo armonico pensiero e sentimento e genera un mondo vitale condiviso. Per questo si può dire che nella conversazione è in gioco la conversione. Si tratta di un dato antropologico che si ritrova in popoli e culture diverse, accomunate dalla pratica di un radunarsi solidale per trattare e decidere le questioni vitali per la comunità. La grazia porta a compimento questa esperienza umana: conversare “nello Spirito” significa vivere l’esperienza della condivisione nella luce della fede e nella ricerca del volere di Dio, in un’atmosfera autenticamente evangelica entro cui lo Spirito Santo può far udire la sua voce inconfondibile[19].

Riconoscere i frutti che il metodo della “conversazione nello Spirito” favorisce non significa, tuttavia, che sia facile e senza difficoltà introdurre questo nuovo stile di realizzare i nostri momenti di incontro ecclesiale ai loro vari livelli. Al contrario, per ottenere questi frutti, abbiamo bisogno di una generosa dose di abnegazione e di sforzo ascetico, come hanno commentato i Padri sinodali nella loro sintesi della prima sessione dell’Assemblea sinodale:

Mettere Gesù Cristo al centro della nostra vita richiede una certa abnegazione. In questa prospettiva, dare ascolto richiede la disponibilità a decentrarsi per lasciare spazio all’altro. Lo abbiamo sperimentato nella dinamica della conversazione nello Spirito. Si tratta di un esercizio ascetico esigente, che obbliga ciascuno a riconoscere i propri limiti e la parzialità del proprio punto di vista. Per questo apre una possibilità all’ascolto della voce dello Spirito di Dio che parla anche oltre i confini dell’appartenenza ecclesiale e può mettere in moto un cammino di cambiamento e di conversione[20].

Tutto questo ci porta a riconoscere, come leggiamo nell’instrumentum laboris di questo percorso sinodale, quanto sia importante cercare di essere fedeli alla metodologia proposta nell’attuale sinodo come vero cammino di discernimento, così come nella spiritualità ignaziana è importante seguire la metodologia delle quattro settimane e dei rispettivi esercizi collocati da Ignazio in un ordine ben determinato. In effetti:

Nella sua concretezza, la conversazione nello Spirito può essere descritta come una preghiera condivisa in vista di un discernimento in comune, a cui i partecipanti si preparano con la riflessione e la meditazione personale. Si faranno reciprocamente dono di una parola meditata e nutrita dalla preghiera, non di una opinione improvvisata sul momento. La conversazione nello Spirito è un modo di procedere per la Chiesa sinodale. Il termine “conversazione” non indica un generico scambio di idee, ma quella dinamica in cui la parola pronunciata e ascoltata genera familiarità, consentendo ai partecipanti di diventare intimi gli uni degli altri. La precisazione “nello Spirito” ne individua l’autentico protagonista: all’ascolto della sua voce tende il desiderio di coloro che conversano, che nella preghiera si aprono all’azione libera di Colui che come il vento soffia dove vuole (cfr. Gv 3,8). Pian piano il conversare tra fratelli e sorelle nella fede apre lo spazio per un con-sentire, cioè assentire insieme alla voce dello Spirito[21].

Dunque, i riferimenti raccolti nei diversi testi prima e dopo la prima sessione dell’Assemblea sinodale sono unanimi nell’affermare il valore e l’efficacia del metodo della “conversazione nello Spirito”, utilizzato nelle diverse fasi del cammino sinodale e da diversi gruppi ecclesiali. Non è fattibile in questa breve riflessione approfondire tutte le fasi di questa metodologia sinodale della “conversazione nello Spirito”, ma dobbiamo almeno ricordarne i momenti principali:

1° Momento: Preghiera personale. Affidandomi al Padre, dialogo in preghiera con il Figlio e cerco di ascoltare lo Spirito, vivendo questo momento in silenzio orante, riflettendo sul testo indicato e prendendo nota di ciò che tocca di più il mio cuore e illumina la mia mente.

2° Momento: Prima condivisione. Ogni membro del gruppo condivide la propria esperienza di preghiera personale e i frutti che ne ha tratto, utilizzando un tempo fissato per questo. Tutti gli altri devono ascoltare con attenzione, senza interventi o domande. Tra una condivisione e l’altra, si può fare un momento di silenzio, lasciando che ciò che è stato condiviso rimanga nel cuore di tutti.

3° momento: Momento di Silenzio. Dopo che tutti hanno condiviso, c’è un periodo di silenzio più lungo, per far risuonare ciò che è stato detto. Ciascuno cerca di sentire e identificare las mociones spirituali che la condivisione degli altri li ha portati.

4º momento: Seconda condivisone. Condividere le emozioni che l’ascolto dell’altro ha suscitato in ciascuno. Ognuno è invitato a condividere in questo secondo giro quali sono i principali “movimenti” interiori da ciò che gli altri hanno detto e da ciò che lo Spirito Santo ha detto attraverso gli altri: “Non ci ardeva forse il cuore mentre lo ascoltavamo?” (Lc 24,32). Si utilizza nuovamente un massimo di tempo prefissato per ogni condivisione, senza interruzioni o dibattiti.

5° Momento: Momento di Silenzio. Anche in questo caso, dopo che tutti hanno condiviso, c’è un periodo di silenzio più lungo, per far risuonare quello che abbiamo appena ascoltato e individuare i moti spirituali che la condivisione degli altri mi ha portato.

6° Momento: “Costruire insieme”. Nel dialogo fraterno e nella ricerca del consenso, cercare di individuare alla luce di tutto ciò che è stato condiviso, quali sono i frutti di questa conversazione nello Spirito, individuando i punti di maggiore convergenza e di conclusioni raggiunte e anche eventuali difficoltà e disaccordi (se ce ne sono), cercando di costruire insieme questa finalizzazione.

7° momento: La gratitudine. Concludere con una preghiera di ringraziamento per l’esperienza di Ascolto dello Spirito fatta insieme.

Abbiamo quindi un eccellente strumento spirituale per aiutarci come comunità a vivere una spiritualità che porti alla sinodalità, attraverso esperienze come queste di “conversazione nello Spirito”. Tutto questo, tuttavia, richiederà tempo e formazione continua, sia per i leader attuali che per quelli futuri della Chiesa, nei loro diversi ministeri e carismi. Pertanto, nell’animare l’esperienza vissuta della Chiesa sinodale, la formazione a questo metodo dovrà essere percepita come “una priorità a tutti i livelli della vita ecclesiale e per tutti i Battezzati, a partire dai Ministri ordinati, e in uno spirito di corresponsabilità e apertura a diverse vocazioni ecclesiali. La formazione alla conversazione nello Spirito è formazione a essere Chiesa sinodale”[22]. Perché soltanto così potremo gradualmente e continuamente creare delle nuove “modalità di gestione dei processi decisionali e di costruzione del consenso capace di generare fiducia e favorire un esercizio dell’autorità appropriato a una Chiesa sinodale”[23].

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Conclusione

Se analizziamo gli obiettivi per i quali gli esercizi spirituali e l’attuale cammino sinodale sono stati concepiti dai loro autori, così come l’importanza che sia Sant’Ignazio di Loyola che Papa Francesco hanno dato all’offerta di un metodo chiaro che favorisce l’esperienza e l’azione dello Spirito Santo, in entrambe le esperienze visto come l’attore principale di questo processo o pellegrinaggio spirituale di discernimento, possiamo facilmente vedere le somiglianze e i tratti comuni tra loro, naturalmente con l’eccezione delle loro inevitabili differenze. Infatti, anche se Ignazio pensava all’esperienza di una singola persona che faceva gli esercizi spirituali e il Romano Pontefice propone un cammino spirituale per tutta la Chiesa, non c’è dubbio che gli stessi criteri utilizzati per valutare un buon discernimento personale servono anche a verificare l’autenticità di un discernimento comunitario che, come abbiamo visto, è al centro della chiamata alla sinodalità.

In effetti, il soggetto attivo del discernimento può essere sia una singola persona che un gruppo o una comunità, per cui entrambi – discernimento personale e discernimento comunitario – devono fare parte della vita spirituale cristiana, come ci viene ricordato dall’attuale linguaggio ecclesiale presente nel sinodo della sinodalità, in modo particolare nelle parole pronunciate dal Santo Padre. Il cammino sinodale enfatizza l’importanza dell’ascolto e delle condivisioni a livello spirituale proprio per favorire l’identificazione delle spinte e delle dinamiche che, come spiega Rendina, sono sempre presenti nei gruppi, nelle comunità, nella società intera, domandando di essere scrutate alla luce della fede, come premessa a ogni ulteriore decisione pratica. Abbiamo bisogno quindi di discernere i “segni dei tempi”, analogo a quello dei movimenti interni del cuore. Alla luce di quello che insegna la spiritualità ignaziana possiamo riconoscere l’importanza dell’attuale percorso sinodale di incontro, ascolto e discernimento, perché

come nell’elezione personale il singolo è invitato a chiarire e a soppesare le proprie mozioni prima di decidere, così – per giungere a oculate scelte pastorali – bisogna prima tastare il polso della società civile ed ecclesiale, cioè analizzare fatti, correnti di pensiero, tendenze sociali e culturali e metterli poi a confronto con la Parola di Dio e la sana tradizione cristiana[24].

Infatti, come hanno percepito i gesuiti in America Latina, il discernimento comunitario, soprattutto a livello di cristiani che vivono in gruppo o che lavorano in un apostolato comune, sta diventando sempre più rilevante come modo privilegiato di comprendere la storia umana, e in particolare la vita all’interno della comunità ecclesiale, in termini di “segni dei tempi”. I cristiani devono, quindi, tenere presente che sia gli esercizi spirituali fatti in gruppo che il discernimento comunitario realizzato nella “conversazione nello Spirito” richiedono una sensibilità particolare che richiede che i suoi esercitanti siano formati a questa dinamica di discernimento sinodale per facilitarne la pratica e per aiutarli a non perdere di vista il fatto che le decisioni sottoposte a un buon discernimento in comunità sono frutto di un’esperienza previa vissuta a livello personale e individuale, con notevole frutto che la “conversazione nello spirito” porta per la stessa missione assunta come Chiesa per tutti che insieme partecipano di questo discernimento ecclesiale e apostolico:

La conversazione nello Spirito si inserisce nella lunga tradizione del discernimento ecclesiale, che ha espresso una pluralità di metodi e approcci. Va sottolineato il suo valore squisitamente missionario. Questa pratica spirituale ci permette di passare dall’“io” al “noi”: non perde di vista o cancella la dimensione personale dell’“io”, ma la riconosce e la inserisce in quella comunitaria. In questo modo la presa di parola e l’ascolto dei partecipanti diventano liturgia e preghiera, al cui interno il Signore si rende presente e attira verso forme sempre più autentiche di comunione e discernimento[25].

Inoltre, dobbiamo sottolineare anche lo stretto legame tra la preghiera, il discernimento e il momento decisionale, cioè la presa di decisione alla fine del discernimento, in vista alla missione che il Signore ci affida come discepoli e missionari. Queste tre cose sono inestricabilmente legate perché il discernimento avviene solo attraverso la preghiera, l’adorazione, la contemplazione, come insiste sempre Francesco e come ci insegna sant’Ignazio negli esercizi spirituali. A sua volta, la decisione avviene solo attraverso il discernimento anteriormente fatto. Tutta questa, dunque, è l’origine di una vera esperienza spirituale che porta alla sintesi di vari elementi, umani e divini, e unifica la persona in un’integrazione vivente, che sarà seguita da altre integrazioni[26].

Infine, va sottolineata la dimensione ecclesiologica e pneumatologica sia degli esercizi ignaziani che del cammino sinodale che stiamo vivendo. Per sant’Ignazio la chiave interpretativa o quadro di riferimento ecclesiale della sua scelta è essere sicuro che lo stesso Spirito della Chiesa è lo Spirito del discernimento (cfr. EE 170). Così, il criterio spirituale su cui basa la sua decisione è: “credendo che tra Cristo nostro Signore, lo sposo, e la Chiesa, la sua sposa, è lo stesso Spirito che ci governa e governa per la salute delle nostre anime” (EE 365). Quindi, anche se ci può essere tensione tra un’ispirazione personale e una decisione della gerarchia, non ci deve essere contraddizione. A volte ci saranno delle difficoltà e addirittura dolore nel discernimento, ma ciò potrà arricchire e permettere di trovare nuove strade dopo i primi momenti di tensione, dal momento che la grazia della conferma si identificherà allora con l’accordo tra l’autorità e il soggetto, nel momento in cui una parte della tensione riconosce l’altra, sia con un avvicinamento reciproco che con l’abbandono delle posizioni dell’uno o dell’altro. Questa chiave di lettura trova coerenza teologica nel fatto che la Chiesa si considera il prolungamento dell’opera di Dio Uno e Trino nella storia. La Chiesa è il corpo del capo, Cristo. La Chiesa è la sposa di Cristo.

I passi spirituali della sinodalità – incontrare, ascoltare e discernere – spiegati da papa Francesco nell’omelia di apertura del processo sinodale 2021-2023, costituiscono la base dell’esperienza di sinodalità all’interno delle nostre comunità, favorendo in esse sempre più un clima di dialogo e di comunione. Questo cammino insieme, tuttavia, sarebbe incompleto se non fosse possibile creare spazi di consenso e di decisione comune per rispondere meglio alle sfide del nostro tempo, aumentando al tempo stesso la corresponsabilità nella vita della Chiesa e lo spirito di servizio. La esperienza della “conversazione nello Spirito” presente in ogni tappa di questo percorso si è confermata l’instrumento o l’esercizio spirituale ideale per arricchire la Chiesa di una spiritualità dell’incontro, dell’ascolto e del discernimento, senza ridurre i nostri incontri ecclesiali a semplici dibattiti di idee o difesa dei propri argomenti:

L’esperienza della conversazione nello Spirito è stata arricchente per tutti coloro che vi hanno preso parte. In particolare si è apprezzato uno stile di comunicazione che privilegia la libertà nell’espressione dei propri punti di vista e l’ascolto reciproco. Ciò evita di passare troppo rapidamente a un dibattito basato sulla reiterazione dei propri argomenti, che non lascia lo spazio e il tempo per rendersi conto delle ragioni dell’altro[27].

E, così come accade negli esercizi spirituali ignaziani, il cammino sinodale di discernimento ci permette di scoprire e confermare la chiamata che Dio ci fa nelle situazioni storiche ed esistenziali delle nostre realtà particolari, contribuendo al momento e allo spazio della conferma della decisione raggiunta prima. A tal proposito, ci deve essere anche una conferma da parte dello stesso Spirito Santo, che infonde in me (discernimento personale) e nella comunità (discernimento comunitario) una crescita nella fede, nella speranza e nella carità a seguito della decisione. E tutto questo porterà, infine, ad una conferma apostolica ovvero l’accrescersi del vigore missionario nostro e della comunità, l’entusiasmo pastorale, il desiderio di un servizio maggiore, ecc. Poiché, al termine di questo cammino sinodale, sarà il Signore a confermare la nostra vocazione e missione, come Chiesa guidata sempre dal suo Santo Spirito.

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Bibliografia

XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. «Documento Preparatorio». Città del Vaticano, 07 settembre 2021.

XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. “Instrumentum Laboris” per la Prima Sessione. Città del Vaticano, 29 maggio 2023.

XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. “Lettera al popolo di Dio.” Città del Vaticano, 25 ottobre 2023.

XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Relazione di Sintesi “Una chiesa sinodale in missione.” Città del Vaticano, 28 ottobre 2023.

Araújo Dos Santos, Adelson. Os passos espirituais do caminho sinodal. Encontrar, Escutar, Discernir. São Paulo: Edições Loyola, 2023.

Francesco. Discorso del Santo Padre Francesco in occasione del Momento di Riflessione per l’inizio del Percorso Sinodale. Città del Vaticano – Aula Nuova del Sinodo, 9 ottobre 2021.

 

Francesco. Celebrazione dell’eucaristia per L’apertura Del Sinodo Sulla Sinodalità. Omelia Del Santo Padre Francesco. Città del Vaticano – Basilica di San Pietro, Domenica, 10 ottobre 2021.

Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali con il commento di Louis Lallemant, La Civiltà Cattolica, Roma 2006.

Lewis, Jacques. Conocimiento de los Ejercicios Espirituales de San Ignacio. Santander: Sal Terrae, 1987.

López Tejada, Dário. Los Ejercicios Espirituales de San Ignacio de Loyola, comentários y textos afines. Madrid: Edibesa, 1998.

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Nicolas, Adolfo. “La contribution de Saint Ignace.” In L’actualité de la vocation monastique ou religieuse: actes du colloque international, Taizé, 5-12 juillet 2015, 81-82. Taizé: Les Presses de Taizé, 2016.

Rendina, Sergio. La pedagogia degli esercizi. Roma: ADP, 2002.

Sampaio Costa, Alfredo. Los tiempos de elección em los directorios de ejercicios. Bilbao: Ediciones Mensajero, 2004.

  1. Francesco, Discorso del Santo Padre Francesco in occasione del Momento di Riflessione per l’inizio del Percorso Sinodale, Città del Vaticano – Aula Nuova del Sinodo, 9 ottobre 2021. Disponibile su https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/october/documents/20211009-apertura-camminosinodale.html.

  2. Jacques Lewis, Conocimiento de los Ejercicios Espirituales de San Ignacio (Santander: Editoral Sal Terrae, 1987), 206.

  3. Nell’omelia della celebrazione eucaristica che inaugura l’attuale momento della vita della Chiesa, Papa Francesco usa tre verbi per spiegare la sua visione del sinodo: incontrare, ascoltare e discernere (Cfr. Francesco, Celebrazione delleucaristia per L’apertura Del Sinodo Sulla Sinodalità. Omelia Del Santo Padre Francesco, Basilica di San Pietro, Domenica, 10 ottobre 2021. Disponibile su https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2021/documents/20211010-omelia-sinodo-vescovi.html). In un altro testo, ho già avuto modo di approfondire il significato teologico e spirituale di questi tre verbi come tappe o passi del cammino sinodale. Cfr. Adelson Araújo dos Santos, Os passos espirituais do caminho sinodal. Encontrar, Escutar, Discernir (São Paulo: Edições Loyola, 2023), 240.

  4. Francesco, Discorso del Santo Padre Francesco in occasione del Momento di Riflessione per l’inizio del Percorso Sinodale, Città del Vaticano – Aula Nuova del Sinodo, 9 ottobre 2021. Disponibile su https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/october/documents/20211009-apertura-camminosinodale.html.

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  5. Cfr. Sergio Rendina, La pedagogia degli esercizi (Roma: edizioni ADP, 2002), 148-152.

  6. Cfr. Alfredo Sampaio, Los tiempos de elección em los directorios de ejercicios (Bilbao: Ediciones Mensajero, 2004), 104-105.

  7. Cfr. Dario L. Tejada, Los Ejercicios Espirituales de San Ignacio de Loyola, comentários y textos afines (Madrid: Edibesa, 1998), 577.

  8. Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali con il commento di Louis Lallemant (Roma: La Civiltà Cattolica, 2006), 123.

  9. Cfr. Michael Ivens, Understanding the Spiritual Exercises (Gloucester: Cromwell Press, 1998), 137.

  10. Cfr. Jacques Lewis, Conocimiento de los Ejercicios Espirituales de San Ignacio (Santander: Editoral Sal Terrae, 1987), 201-204.

  11. Cfr. Adolfo Nicolas, “La contribution de Saint Ignace,in L’actualité de la vocation monastique ou religieuse: actes du colloque international, Taizé, 5-12 juillet 2015 (Taizé: Les Presses de Taizé, 2016), 81-82.

  12. Michael Ivens, Understanding the Spiritual Exercises (Gloucester: Cromwell Press, 1998), 137.

  13. Cfr. Rendina, La pedagogia degli esercizi, 154.

  14. Francesco, Celebrazione dell’eucaristia per L’apertura Del Sinodo Sulla Sinodalità. Omelia Del Santo Padre Francesco, Basilica di San Pietro, Domenica, 10 ottobre 2021. Disponibile su https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2021/documents/20211010-omelia-sinodo-vescovi.html.

  15. Francesco, Discorso del Santo Padre Francesco in occasione del Momento di Riflessione per l’inizio del Percorso Sinodale, Città del Vaticano – Aula Nuova del Sinodo, 9 ottobre 2021. Disponibile su https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/october/documents/20211009-apertura-camminosinodale.html.

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  16. XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, “Lettera al popolo di Dio,” Città del Vaticano, 25 ottobre 2023.

  17. XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, “Instrumentum Laboris” per la Prima Sessione, Città del Vaticano, 29 maggio 2023, 10.

  18. Infatti, “la natura sinodale della Chiesa si esprime in modo istituzionale a livello locale, regionale e universale,” per cui possiamo parlare di un “ampio sviluppo di una prassi sinodale a tutti i livelli della vita della Chiesa – locale, provinciale, universale” (XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, “Documento Preparatorio,” Città del Vaticano, 07 settembre 2021, no. 2 e 11).

  19. XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relazione di Sintesi “Una chiesa sinodale in missione,” Città del Vaticano, 28 ottobre 2023.

  20. Ibidem.

  21. XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, “Instrumentum Laboris” per la Prima Sessione, Città del Vaticano, 29 maggio 2023, 10-11.

  22. XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, “Instrumentum Laboris” per la Prima Sessione, Città del Vaticano, 29 maggio 2023, 42.

  23. Ibidem, 38.

  24. Cfr. Rendina, La pedagogia degli esercizi, 153.

  25. XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, “Instrumentum Laboris” per la Prima Sessione, Città del Vaticano, 29 maggio 2023, 11.

  26. Cfr. Lewis, Conocimiento de los Ejercicios Espirituales de San Ignacio, 205.

  27. XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relazione di Sintesi “Una chiesa sinodale in missione,” Città del Vaticano, 28 ottobre 2023.

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