Introduzione

di Pino Di Luccio S.I.

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Tra i contributi di questo numero di Ignaziana è inclusa la lectio magistralis che Papa Francesco ha pronunciato il 5 novembre 2024 alla Pontificia Università Gregoriana in occasione del dies academicus. La lectio si trova sul sito dell’Università e viene qui ripresa per evidenziare un tema che il Consiglio della Rivista vorrebbe proporre alla riflessione dei lettori e dei docenti e studenti del Collegium Maximum: la Cura.

Per Papa Francesco la Cura, come metodologia e come missione dell’insegnamento e della ricerca, è una risposta al mondo in fiamme, alla follia della guerra che «copre dell’ombra di morte ogni speranza». In maniera esplicita Papa Francesco dice che «formare è soprattutto Cura della persona», e citando una frase di don Milani, sulla scuola come «ospedale che cura i sani» ricorda che una caratteristica del Collegio Romano (il nome originario del Collegium Maximum) era la gratuità. Questo aspetto dell’educazione dei gesuiti venne trattato in una relazione di Paul Oberholzer al primo convegno della Rivista (cfr. Ignaziana, n. 36-2023; pp. 85-101). La gratuità è una caratteristica storica della pedagogia dei gesuiti ― «la gratuità che rende virtuosi i sapienti e i maestri», dice il Papa. Essa è un modo concreto col quale i gesuiti esercitavano e praticavano la Cura dei loro studenti, e li educavano. Educare gratuitamente vuol dire educare alla gratuità, compresa la gratuità delle relazioni.

Papa Francesco parla poi di umanizzazione del sapere «curando la transdisciplinarità nella ricerca e nell’insegnamento». Dunque la Cura degli studenti, con la Cura della ricerca e dell’insegnamento che non dovrebbero essere confinati in ambiti specialistici ed elitari, ma diventare comprensibili ai non “addetti” e favorire la fraternità universale e l’umanesimo integrale.

Nella lettura attenta della lectio si ritroveranno aspetti pedagogici che il Santo Padre collega alla spiritualità ignaziana, coi rimandi per esempio alla grazia fondante e fondamentale degli Esercizi spirituali. L’accompagnamento dello studente visto dalla prospettiva della Cura dell’esercitante è praticato come cura personalis. L’articolo del gesuita ungherese Péter Mustó («La oración del corazón y acompañamiento espiritual»), nella sezione studi e ricerche, riguarda proprio l’importanza della Cura nell’accompagnamento spirituale e in particolare la modalità con cui si svolgono le conversazioni in questo contesto. La durata delle conversazioni può variare, ma è essenziale che la persona si senta ascoltata e incoraggiata a esprimere i propri pensieri e sentimenti. Coi dovuti adattamenti questa modalità di ascoltare e conversare vale nella relazione dei docenti con gli studenti.

L’articolo di Mustó offre esempi concreti della Cura dell’ascolto nell’accompagnamento degli Esercizi spirituali. Per esempio, quando dice che l’accompagnatore deve ascoltare senza interrompere o forzare la conversazione, creando uno spazio sicuro per l’espressione autentica. Lo studio di Andrea Canales Emődy introduce e presenta l’articolo di Mustó mostrando come le caratteristiche dell’accompagnamento delineate dal gesuita ungherese si intrecciano con la preghiera del cuore, e come questa sia essenziale per un ascolto fatto con il cuore.

I numerosi richiami del Papa all’università e allo spazio accademico come Casa del Cuore, con riferimenti alla recente enciclica Dilexit nos sul Cuore di Gesù, sono indicazioni sulla fonte e il modello della Cura. Un esempio biblico è il buon Pastore che esercita la Cura con la conoscenza personale delle pecore, chiamandole ciascuna per nome, con il dono gratuito della sua vita, e riunendole a sé (cfr. Ez 34; Gv 10).

La Cura secondo il cuore di Gesù in una università ispirata alla pedagogia ignaziana ha come obiettivo la comunione che si fa dialogando, così come si pratica l’apprendimento e l’insegnamento nella tradizione ebraica. «La cura delle relazioni ha bisogno del cuore che dialoga», ha detto il Papa nel suo discorso alla PUG, e ha citato Padre Kolvenbach che invitava a: «sperimentare il dolore del conflitto, partecipando in questo modo al processo che conduca ad una comunione più piena per realizzare la preghiera di Gesù: “perché tutti siano una sola cosa come noi siamo una cosa sola”» (Gv 17,22).

L’articolo di Christopher Staab, «Watching, Noticing, and Contemplating (Exercises 115): Learning from Ignatius from Loyola’s Experience of Women in the Church», presenta tratti femminili della Cura in alcune donne conosciute da sant’Ignazio. Un esempio emerge nella sua relazione epistolare con Isabel Roser, la prima donna menzionata nell’Autobiografia. Qui la Cura è espressione della comunione e dell’amicizia nel Signore, quel legame spirituale profondo e speciale che unisce i membri della Compagnia di Gesù.

L’articolo di Pedro R. Rodríguez López («Saber los unos de los otros»), sul questionario di Jerónimo Nadal, composto di 113 domande per favorire la conoscenza reciproca all’interno dell’Ordine e rafforzare le relazioni interpersonali, esemplifica un modo di praticare questa Cura nel gruppo dei primi compagni gesuiti.

Un altro esempio è offerto nell’articolo che José Carlos Coupeau dedica a «Miguel Lop Sebastiá (1929-2023); traductor y especialista ignaciano». Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1944, dopo un periodo di formazione in diverse località, Lop Sebastià ottenne un dottorato in teologia ascetica e mistica. Insieme all’impegno pastorale e a ruoli educativi e amministrativi, egli dedicò particolare attenzione alla cura del fratello José María, un gesuita missionario gravemente infortunato. Coloro che hanno conosciuto personalmente Miguel Lop Sebastià ricordano la sua energia contagiosa e il suo impegno instancabile nel servizio alla comunità. A questo proposito, una bella e suggestiva immagine della Cura è suggerita dal Papa quando richiama Enea che per salvare il padre Anchise dall’incendio di Troia se lo carica sulle spalle.

Il contributo di Michele Bortignon («Aggiornare gli Esercizi?») nella sezione riflessioni e testimonianze è una proposta per adattare gli Esercizi spirituali ignaziani alle sensibilità contemporanee, mantenendo una fedeltà creativa alla tradizione. Si tratta innanzitutto di conoscere bene chi e cosa curare. L’autore sottolinea come l’uomo moderno, ferito e in cerca di affetto, ha bisogno di intraprendere un percorso di salvezza che passi attraverso l’amore e la comunione. La vera salvezza si trova nel “noi”, piuttosto che nell'”io”.

Dal versante della pedagogia degli Esercizi spirituali anche il contributo di Bortignon aiuta ad approfondire il tema della Cura come ne parla Papa Francesco nella lectio magistralis alla PUG. Con lo studio serio e rigoroso, con la trasmissione di strumenti per favorire la comprensione della realtà, l’intelligenza della fede, la lettura della storia e l’interpretazione dei segni dei tempi, e mediante un’educazione alla gratuità e a quell’ascolto che è presupposto del dialogo, l’università dei gesuiti vuole formare gli studenti alla Cura della comunione ― nella vita spirituale, nelle relazioni, con il creato, con le persone scartate e vulnerabili.

In occasione della pubblicazione di questo numero di Ignaziana verrà “lanciato” il nuovo formato della Newsletter intesa a rafforzare la comunione coi lettori, e con gli ex studenti del Collegium Maximum. Per questa nuova operazione di editoria digitale ringrazio il Dott. Alessandro Falciani, la Dottoressa Federica Sozzi, e il webmaster del sito della PUG, il Dott. Catani. Il Webmaster ha aggiornato il sito, come si diceva nel numero precedente, accorpando la Bibliografia alla rubrica della Redazione e i Collegamenti a quella dei Contatti. Documenti e video sono ora nella rubrica Risorse, un termine più adatto di Multimedia indicato inizialmente per questa nuova rubrica.

Nei Numeri precedenti sono stati annunciati contributi in preparazione al secondo Colloquio della Rivista, previsto per l’estate 2025 a Gerusalemme come corso offerto dal Consiglio della redazione di Ignaziana in collaborazione con la comunità dei gesuiti in Terra santa. I contributi sono rinviati al prossimo Numero, mentre la descrizione del corso è da tempo disponibile sul sito della Rivista. A breve inizieranno le iscrizioni, tra spiragli di speranza per la fine della guerra in Medio Oriente e il desiderio di venire incontro agli studenti i quali vorrebbero partecipare al corso ma dispongono di risorse economiche limitate.

Avremo bisogno di aiuto per realizzare questo progetto, e per questo ci rivolgiamo ai nostri lettori, mentre inizia un nuovo anno liturgico e viene riproposta alla nostra attenzione e meditazione la speciale Cura reciproca della santa Famiglia: di Giuseppe quando l’angelo lo invita a non temere di prendersi cura di Maria e del Bambino (cfr. Mt 1,20); della Madonna che con Giuseppe ascolta e custodisce nel cuore le parole dei pastori (cfr. Lc 2,19); e del Bambino che si prende Cura di tutti, suscitando in tutti la Cura per chi è piccolo, povero, fragile, emarginato e scartato (cfr. Mc 9,37), e rinnovando a Natale il miracolo della comunione. Il nuovo anno liturgico è dunque un’occasione per ripartire dalla Cura, oltre a essere una preparazione al Giubileo della Speranza. A nome della redazione della Rivista vi auguro un’esperienza profonda di questa Cura, per diventarne sempre più protagonisti.