di Maria Luisa Berzosa González F.I.
Abstract
Maria Luisa Berzosa González riflette sulla spiritualità ignaziana all’interno dell’Assemblea Sinodale. La spiritualità ignaziana, che si basa sull’incarnazione e l’ascolto del cuore, è stata presente anche nell’assemblea sinodale. La facilitatrice ha coordinato un gruppo che preparava materiali per esercizi spirituali e ha partecipato alla Commissione di Spiritualità e alla Commissione della Comunicazione. La spiritualità ignaziana è stata caratterizzata dalla libertà di espressione e dall’ascolto profondo dei membri del gruppo. La conclusione evidenzia l’importanza di ascoltare il Signore e di essere attenti ai rischi del formalismo, dell’intellettualismo e dell’immobilità, auspicando una nuova assemblea sinodale che sia un’opportunità per ascoltare la volontà di Dio nel momento storico attuale.
Keywords
Spiritualità ignaziana, assemblea sinodale, discernimento, ascolto, dialogo.
Parlare della propria identità cristiana improntata alla spiritualità ignaziana è un dono del quale sono doppiamente grata.
Mi permetto di iniziare da questo riferimento biografico alla mia infanzia e adolescenza perché sono stata studentessa presso una scuola della congregazione delle Figlie di Gesù, e quindi dai primi anni della mia infanzia attingo a questa fonte della spiritualità ignaziana in tutta la mia formazione e anche nella pratica degli esercizi spirituali. Anche mia madre ha fatto nella sua gioventù esercizi spirituali, quando parlavamo di come erano allora e come sono adesso trovavamo tante differenze, però non posso dimenticare che una volta mia madre ha detto: “con gli esercizi di Sant’Ignazio io ho imparato a pregare con fiducia nel Signore…” mi è sembrata una bella frase che può definire abbastanza la spiritualità ignaziana.
Dopo alcuni anni sono entrata nella Congregazione e dal primo momento negli anni di formazione e sempre la spiritualità ignaziana è parte del mio modo di vivere la fede nella sequela di Gesù.
Un giorno, già da adulta, ho scoperto da dentro che questa spiritualità si adattava perfettamente alla mia personalità, al mio essere donna, e poi ho scoperto come questa spiritualità mi integrava in modo totale ed armonico, nulla del mio essere era lasciato fuori.
In seguito mi sono preparata ad accompagnare personalmente e anche a condurre esercizi spirituali, che considero siano il frutto più ricco e maturo della spiritualità. Arrivando al presente, in questi ultimi anni ho partecipato ai Sinodi della fede, dei giovani e del discernimento vocazionale nel 2018, e poi al Sinodo speciale dell’Amazzonia nel 2019, ma in nessuno ho visto viva e presente in modo palpabile la spiritualità ignaziana. Nel Sinodo della Sinodalità ho partecipato alla Commissione di Spiritualità e alla Commissione della Comunicazione. All’interno della prima ho coordinato un gruppo che preparava i materiali per condurre gli esercizi spirituali. All’Assemblea sinodale dell’ottobre 2023 ero facilitatrice, non ho avuto voce o voto, ho incoraggiato il dialogo nei gruppi, dove era seguita la metodologia della conversazione nello Spirito.
Penso che sia stato un risultato molto apprezzato, quasi all’unanimità, dall’Assemblea Sinodale perché garantisce che tutti possano parlare per tempi definiti. Stiamo in silenzio prima di esprimere le reazioni in forma di movimenti su quello che abbiamo ascoltato e ci accordiamo sul discernimento che ci è stato chiesto per presentarlo al resto dell’Assemblea.
Devo dire che non tutte le persone avevano una conoscenza pratica dell’intelligenza emotiva e non sempre si esprimeva la reazione dei movimenti interiori verso quello che si ascoltava, si ricorreva piuttosto alle idee, ma il gruppo migliorava nel corso dei giorni, perché ogni settimana cambiavamo gruppo.
Ha aiutato molto sapere che il Sinodo è un processo spirituale che richiede l’ascolto gli uni degli altri e insieme ascoltiamo lo Spirito Santo. È un processo spirituale, non è un’organizzazione o una gestione di un tema, ma è la ricerca comune di ciò che Dio vuole per la nostra chiesa, per il nostro mondo.
Sempre nella dinamica di Sant’Ignazio, vogliamo cercare e trovare la volontà di Dio, che si manifesta in tanti modi e messaggi. Ecco perché l’ascolto dal cuore, dai segni del nostro tempo, per poi trasmettere la buona notizia del Vangelo in un linguaggio intelligibile agli uomini e alle donne di oggi.
Non possiamo dimenticare che una delle caratteristiche della spiritualità ignaziana è l’incarnazione: niente di umano può esserci estraneo, Dio ci parla nelle viscere della vita e il nostro atteggiamento deve essere di ricerca, interrogativo, tessitore di sogni e progetti.
Sempre in dimensione sinodale, comunitaria, cioè con gli altri e con le altre, giacché questo – come sappiamo – è il significato della parola sinodo nella sua etimologia.
Nell’Assemblea come moderatrice dei dialoghi ho percepito un’alternanza di moti: consolazione, desolazione, momenti di quiete: questo non è stato facile per alcune persone che si esprimono piuttosto con idee ma non dal cuore, per mancanza di formazione o pratica in questa dimensione emozionale della persona.
La spiritualità ignaziana è stata presente anche nell’assemblea sinodale nella libertà di espressione di tutti i temi che erano emersi; la diversità dei contesti sociali, politici, religiosi e culturali di tutto il mondo era immensa, l’universalità della chiesa era palpabile. Molto rispetto, anche nell’accogliere con profondo apprezzamento tutti i contributi simili o opposti al proprio.
Questo ha facilitato il discernimento per prendere le migliori decisioni che erano emerse nel gruppo, una volta che ciascun membro del gruppo aveva espresso quello che vedeva davanti al Signore ed era pronto ad accettare il risultato finale.
L’ambiente di preghiera ha aiutato molto, in sala all’inizio e alla fine di ogni sessione e nei gruppi quando lo si credeva conveniente. E anche l’ascolto dei vari gruppi dell’assemblea generale e gli interventi spontanei, tutto era presenza del Signore in mezzo alla stanza.
Non vorrei concludere la mia esposizione senza riconoscere la gratitudine per il dono di essere una facilitatrice che mi ha permesso di ascoltare profondamente ciascun membro del gruppo e, attraverso le persone, poter capire dove lo Spirito ci stava conducendo.
Abbiamo così potuto vedere che il risultato finale, tradotto nel documento di sintesi, è stato un’eco fedele di ciò che abbiamo vissuto, pregato e sottoposto a discernimento nell’aula sinodale.
Non possiamo dimenticare che la spiritualità ignaziana ci ricorda che l’iniziativa nell’incontro tra Dio e l’uomo appartiene sempre a Dio, come chiarisce Ignazio all’inizio degli Esercizi Spirituali: il contributo umano sarà sempre preparatorio e mai causale.
Abbiamo sentito parlare Papa Francesco nell’aula sinodale del Popolo di Dio, e ci fa ricordare l’importanza che ha per Ignazio l’essere persona con alcune caratteristiche: integrazione dell’intelligenza, del sentimento, dell’affettività; farsi carico della realtà, capacità di scelta e responsabilità.
Per concludere, vorrei ricordare che il processo sinodale è soprattutto ascolto, come nella spiritualità ignaziana: quando cominciamo a impegnarci gli uni con gli altri per ascoltare l’esperienza di partecipazione, comunione e missione degli altri nella chiesa, lo facciamo con la consapevolezza che Dio è in mezzo a noi, amandoci e operando anche in mezzo alle tensioni, polarità e conflitti che viviamo come chiesa.
Per entrare in questa conversazione come comunità ecclesiale, sia in una parrocchia locale, in un gruppo di condivisione della fede o in una comunità religiosa, lo facciamo in uno spirito di dialogo, ma di dialogo “a tre”.
Quando ci riuniamo non siamo solo io e te, ma anche Dio che ci incontra, ci sostiene e ci ispira. Come direbbe Sant’Ignazio, Dio lavora nelle persone.
In tutto questo processo sinodale dobbiamo essere attenti ai rischi che ha sottolineato Papa Francesco all’inizio e presenti anche nel documento pontificio: il formalismo, l’intellettualismo e l’immobilità. Per affrontarli, ci possono aiutare alcune massime del governo di Ignazio, come quella di non dare leggi universali per mali particolari o uno dei consigli che dava ai suoi compagni: essere un motore di motori per fare più cose e farle meglio.
Vorrei finire la mia riflessione augurandomi che la prossima assemblea a ottobre di quest’anno sia una nuova occasione per ascoltare dal profondo del cuore il Signore che desidera comunicare con la sua Chiesa, con ognuno di noi, per farci membri che cercano discernere la volontà di Do per questo momento storico.