Abstract
Questo articolo di Irene Pedretti analizza il fondo Varia Spiritualia conservato presso l’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana (APUG), con un approfondimento su due testi italiani degli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. L’autrice evidenzia come gli Esercizi presentino numerose varianti testuali che non corrispondono alla tradizione della Vulgata o alle prime versioni italiane manoscritte o a stampa. Vengono riportati, in parallelo, i testi della Resurrezione di Lazzaro in tre diverse versioni. Pedretti osserva come la fluidità del testo degli Esercizi e dei testi che li accompagnano sia un tratto distintivo, con possibilità di cambiamenti, errori e interpretazioni dovuti alla varia natura dei manoscritti. Nonostante si ritenga che la stampa serva a definire un testo corretto, l’autrice evidenzia casi di contaminazione stilistica dal manoscritto all’edizione e viceversa. La conclusione dell’articolo contiene alcune riflessioni sul lavoro negli archivi storici, sottolineando l’importanza di attività di formazione e divulgazione. Viene menzionata la collaborazione di studenti e ricercatori con l’APUG, in particolare sui progetti di edizione critica dei testi presenti sulla piattaforma GATE.
Keywords
Esercizi spirituali, manoscritti, varianti testuali, contaminazione, edizione critica.
Il titolo che ho scelto per questo contributo è tratto dalla settima annotazione degli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio, tradotta nella versione ufficiale del Centro Ignaziano di Spiritualità (Roma) come “Infondendo coraggio e forza per andare avanti”, un bellissimo invito per tutti e, in particolare, per chi lavora negli archivi storici e vede il proprio lavoro come un’occupazione sempre più anacronistica.
Con le enormi possibilità date da banche dati bibliografiche, archivi e biblioteche digitali che si trovano on line, ci si dimentica che biblioteche e archivi storici rimangono le sedi dove si trovano fisicamente i documenti di cui si ha l’onere della conservazione. Quando l’archivio in questione è uno di quelli di un ordine come la Compagnia di Gesù, il compito di tutela e valorizzazione dei beni culturali che vi si trovano, dovrebbe assumere un valore anche a livello istituzionale.
Per rispondere a questo imperativo, tra le attività principali dell’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana (d’ora innanzi APUG) vi è la compilazione di un catalogo[1] esteso, realizzato sulla base delle informazioni presenti nei cataloghi realizzati degli archivisti precedenti[2]. Dal 2010 l’APUG partecipa al progetto Manus OnLine (Censimento nazionale dei manoscritti delle biblioteche italiane, avviato nel 1988, a cura dell’Istituto centrale per il catalogo unico e le informazioni bibliografiche) realizzando descrizioni analitiche dei manoscritti conservati nei tre fondi antichi identificati come Fondo Curia, Fondo APUG e Fondo Collegio Romano e rendendo disponibile on line, ad oggi, le descrizioni di quasi 5.000 documenti. Nell’affrontare la descrizione di codici che presentano una grande complessità, non solo dal punto di vista testuale ma anche codicologico, talvolta ci si trova come archeologi che per estrarre i reperti più importanti da un sito devono ignorare, talvolta distruggendoli, gli strati del livello superiore. Il riferimento al lavoro dell’archeologo distruttore è solo apparentemente un’esagerazione dato che nelle biblioteche e negli archivi si è sempre distrutto molto. Basti pensare al caso di volumi rilegati con pergamene manoscritte provenienti da codici più antichi. I preziosi volumi vennero smembrati nel momento in cui il testo che veicolavano cessava di poter essere utilizzato (è il caso dei libri liturgici) ma poiché realizzati con una pergamena di buona qualità, i fogli di cui erano composti rappresentavano un ottimo materiale, per giunta a buon mercato, per una legatura[3].
Oggi nessuno penserebbe di riutilizzare pergamene di antichi codici ma, confrontandoci quotidianamente con situazioni di abbandono e degrado, dovremmo chiederci quanto la distruzione della conoscenza che stiamo sperimentando oggi in forme sempre più articolate, non sia altrettanto pericolosa.
Catalogare fornisce la prima chiave di accesso al documento e questa attività dovrebbe essere considerata un’occasione preziosa. In questa fase risulta fondamentale l’accertamento dello stato di conservazione dei pezzi che possono presentare danni che ne compromettono la consultabilità e, in qualche caso, anche la stessa sopravvivenza. Per questo dal 2023, in totale controtendenza rispetto ad archivi e biblioteche che investono soprattutto in progetti di digitalizzazione, l’APUG ha aperto un Laboratorio di diagnostica e restauro del manoscritto.
I manoscritti intorno alla pratica degli Esercizi Spirituali in APUG
In APUG si conservano una cinquantina di documenti riconducibili alla pratica degli Esercizi ignaziani. Tali manoscritti non sono attualmente collocati in un fondo, né, a giudicare dalle antiche segnature rilevate sui dorsi, sembra lo siano mai stati. Infatti, la caratteristica principale di questi piccoli esemplari sembra essere l’appartenenza ad un singolo ed un uso personale, come già indicava P. Ignacio Iparaguirre nel volume 76 della Monumenta Historica Societatis Iesu. Nella Notitia codicum manuscriptorum[4] del codice F.C. 1000, infatti P. Iparraguirre, dopo aver identificato il copista (il gesuita Girolamo Benci che lavorò sul finire del XVI secolo a contatto con Fabio de Fabii, segretario della Compagnia di Gesù dal 1594), descriveva così il documento:
“Hic est codex usus privati, in quo ille colligebat quae de rebus spiritualibus, praesertim de oratione et meditatione, audiebat vel legebat, et digna quae conservarentur iudicabat.”
Il titolo stesso del codice F.C. 1000, Varia spiritualia, apposto sul dorso per due volte -una in orizzontale, l’altra in verticale- fornisce un’indicazione sulla tipologia decisamente eterogenea di queste prime raccolte documentarie.
“Varia Spiritualia”[5] è anche il nome dato al progetto di edizione critica dei primi testi di spiritualità conservati in APUG, esemplari miscellanei dalla struttura codicologica complessa.
Dal punto di vista materiale, a partire dal XVII secolo, gli esemplari risultano più uniformi ma permane una grande eterogeneità dei contenuti.
Per documentare questa varietà si presenta, in ordine cronologico, una selezione di titoli raggruppati come “Esercizi spirituali” da P. Vincenzo Monachino. Ci si limiterà alle versioni in italiano, considerando che, sin dai primissimi esempi, si registrano, accanto alle versioni latine, un gran numero di testi in questa lingua. Ciò potrebbe indicare una ricezione per i novizi o per chi non sufficientemente avvezzo con il latino.
Vedremo come, nei titoli dei manoscritti[6] presenti in APUG, il testo ignaziano evolva da semplici Esercizi, talvolta un solo esercizio, a Esercizi Spirituali sino alle versioni ottocentesche dei Santi Esercizi Spirituali
XVI secolo
XVII secolo
Questo esemplare testimonia come nello studio della pratica degli Esercizi e di tutta quella produzione di scritti definiti genericamente come spirituali, dovrebbero essere inclusi anche tutti gli altri esercizi dei gesuiti che li composero sul modello di quelli ignaziani.
XVIII secolo
E ancora nel XIX e nel XX secolo, a fronte di una grande quantità di edizioni e traduzioni stampate, continuano ad essere prodotte versioni manoscritte destinate probabilmente ad un uso personale o interno al Collegio.
I testi risultano copiati, estratti o rielaborati e sono legati tanto alle versioni manoscritte che a quelle stampate.
Il metodo col quale si comunicavano gli Esercizi prima che si stampassero
Tra i manoscritti in APUG, il codice F.C. 2180[12] contiene una versione italiana degli Esercizi non conforme né all’archetipo ignaziano né alla versio italica del 1555. Tale versione, precedente all’edizione romana di Bartolomeo Zannetti di cui si parlerà nel prossimo paragrafo, presenta caratteristiche peculiari.
A c. [I]r il titolo Esercitij[13] di S. Ignatio è seguito dall’annotazione: “Copia di un manoscritto antico che si conserva nell’archivio del Gesù in Roma”. Nel verso di questa carta la medesima mano appone un’altra nota: “Questo è un libro antico degli Esercizi spirituali di S. Ignazio, secondo il metodo col quale si comunicavano prima che si stampassero. Fu donato al N.P. Generale Gio. Paolo Oliva”.
Da queste note ricaviamo come l’esemplare conservato in APUG sia una copia di un manoscritto più antico che, provenendo dall’Archivio del Gesù, dovrebbe conservarsi oggi presumibilmente presso l’Archivio della Curia Generalizia dei Gesuiti (ARSI, Roma) anche se da prime verifiche non è stato possibile identificarlo nel fondo lì confluito.
Del resto nella Notitia codicum del primo volume degli Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria[14] non si trova indicazione dell’ubicazione del manoscritto originale in ARSI ma, oltre alla copia in APUG, si annovera soltanto una riproduzione fotografica -negativi- nell’archivio di Chantilly[15]. Invece l’indicazione della donazione a Giovanni Paolo Oliva (Preposito Generale della Compagnia di Gesù dal 1664 al 1681) non è utile alla datazione dell’antico esemplare ma fa riferimento ad una donazione successiva alla composizione del codice.
La nota che indica un metodo di comunicare gli Esercizi “prima che si stampassero”, dovrebbe invece riferirsi alla prima edizione in italiano, databile al 1609 e non ad un uso precedente alla Vulgata del 1548, come già sostenuto da P. Iparraguirre nel 1955[16].
In ogni caso, il testo di questo manoscritto è di grande interesse per lo studio della pratica degli esercizi tra XVI e inizio del XVII secolo. La prima versione datata in italiano[17] risale al 1555 ed è una traduzione in volgare della Vulgata del 1548. Mentre il testo conservato in APUG viene descritto nella Monumenta, come: “Est italica versio Exercitiorum, non archetypo conformis, sed mutationes inducens”.
Da un primo confronto tra i testi dei due manoscritti e l’edizione italiana del 1609[18], emergono, infatti, numerose varianti e omissioni.
Il manoscritto non contiene né l’Avvertimento né l’Indice ma inizia direttamente con la prima nota corrispondente all’incipit delle Annotationi a gl’Essercitii. Nel manoscritto non vi sono però le altre sei annotazioni[19] presenti nel testo ignaziano. Immediatamente dopo la prima nota, compare il Principio e Fondamento seguito dall’esame generale e dall’esame particolare, sebbene l’ordine normalmente preveda l’esame particolare prima del generale.
Gli esercizi presentano una grande quantità di varianti testuali che sembrano non corrispondere né alla traditio della Vulgata né alle prime versioni italiane manoscritte o a stampa. A titolo di esempio si riportano i testi della Resurrezione di Lazzaro, in parallelo, nelle tre versioni.
MF.C. 2180 Archivio Storico PUG p. 54 |
Ms. 301 Archivio di Stato (Roma) c. [47v] |
Prima edizione italiana Esemplare Biblioteca PUG c. 13a |
Contemplatione della resurettione di Lazzaro s.to Giovanni cap. 11
La oratione solita
Primo preambulo, Santa Marta e Santa Maria Madalena, fecero sapere la malatia del suo fratel lo Lazaro al s.e il quale intesa che l’hebbe soprastette per doi dì, accioche il miraculo fusse più manifesto, e acciochè lo risuscettassi, Dimandava un l’altro che gridavano dicendo io sono la resuretione e la vita, quello che crede in me ancora che sia morto viverà;
Tertio lo resuscitò dapoi che hebbe pianto, e fatta oratione, e lo modo che tenne in resuscitarlo fu comandato gridando con voce alta Lazaro vieni fora |
Contemplatione della resuscitatione di Laxaro come scrive Santo Giovanni all’XI capo
Il primo preambolo è la historia, come Christo, da poi che intese la malatia di Laxaro, stette per spatio de dui giorni, acciochè fosse più manifesto il miracolo.
Il secondo, come avanti che resusciti il morto, incita con certi stimoli la fede de l’una et l’altra sorella, dicendo: (io son resurrectione e vita; chi ha fede in me, ancho che sia morto haverà la vita eterna).
Il terzo, come essendo lagrimato e pregato prima resuscitò quello. Il modo che usò in resuscitarlo fu questo: (o Laxaro, vien fuora). |
Della suscitatione di Lazaro. Gio. 11
L’Oratione preparatoria, & i preludij soliti.
Primo. Udito che hebbe Christo la nuova dell’infermità di Lazaro, si fermò per due giorni, acciò il miracolo fosse più evidente.
Secondo. Prima di suscitare il morto tenta la fede dell’una, e dell’altra sorella. (Io sono la resurrettione, e la vita: chi crede in me, ancorche sia morto, viverà.)
Terzo. Havendo prima pianto, e fatto oratione, lo suscitò: e la maniera di suscitarlo, che usò, fu commandando: (Lazaro vien’ fuora.) |
Dato il numero e la rilevanza delle varianti questo testo italiano, non ancora datato né attribuito, meriterebbe uno studio più approfondito.
Esercizi Spirituali stampati al Collegio Romano
Ci si aspetterebbe che tutte le ristampe e traduzioni degli Esercizi si siano basate sulla vulgata, il testo approvato dal papa Paolo III ed edito per i tipi di Antonio Blado[20] con il titolo Exercitia spiritualia[21] nel 1548, ma non è così.
Come abbiamo visto nell’esempio del manoscritto F.C. 2180 e come dimostrano i tre volumi della Monumenta curati da P. Ignacio Iparraguirre, la fluidità del testo degli Esercizi e di tutto ciò che li accompagna (Direttori, Avvisi, Modi, Meditazioni, Annotazioni, Addizioni etc.) rimane un tratto distintivo.
Un manoscritto può essere realizzato ex novo oppure essere una copia derivata da uno o più esemplari (manoscritti o editi) o ancora il prodotto di una voce che narra e di un copista che scrive, talvolta anche a distanza di anni. Per questa sua varia natura le possibilità di cambiamenti, errori ed interpretazioni sono moltissime. Stampare viene normalmente considerato come il mezzo per definire, una volta per tutte, un testo corretto, diffondendolo in un gran numero di copie, ma spesso nemmeno i tipografi riusciranno nell’impresa.
Dalla tipografia del Collegio Romano[22], la prima stamperia costituita all’interno dell’Ordine, uscirà nel 1606 una nuova edizione latina degli Esercizi emendata[23], dal titolo Exercitia spiritualia B.[24]P. Ignatii Loyolae con frontespizio inciso e l’aggiunta di un indice. Sempre dai torchi del Collegio uscirà nel 1615[25] anche la prima versione spagnola dal titolo Exercicios spirituales del b.p. Ignacio de Loyola, mentre la prima edizione francese verrà stampata a Lille nel 1614 con una composizione in fogli sciolti che, come vedremo, caratterizza anche la traduzione italiana edita per la prima volta nel 1609. Da questa cronologia emerge come le edizioni italiane siano le prime traduzioni[26] in assoluto che si stamperanno degli Esercizi.
La necessità di stabilizzare attraverso la stampa il testo ignaziano viene esplicitata nell’Avvertimento a quello, che dà gli Essercitij, del modo, ordine, & distributione delle carte seguenti (c. [1]r) inserito in apertura della prima stampa romana:
“Per togliere moltissimi errori, che innavedutamente sogliono trascorrere nel riscrivere quelle carte de gl’Essercitij spirituali, che s’usa dare a coloro che fanno i medesimi Essercitij e per sfuggire molte altre scomodità, è parso ispediente mandarle alla stampa. Perlochè in esse quelle cose solamente stampate si sono, che sogliono servire a gl’Essercitanti, lasciando le altre, che appartengono a chi dà gl’Essercitij, come si fa nelle Annotationi sì generali, come particolari, proprie di ciascuna Settimana, e simili.”
E’ quindi per risolvere le difficoltà implicite nella copiatura manoscritta degli esercizi che uscirà dai torchi della famiglia di tipografi Zannetti[27] la prima traduzione italiana[28], stampata e rinfrescata più volte a distanza di pochi anni:
Le indicazioni tipografiche di questa edizione non si ricavano dal frontespizio che non era stato previsto[31] ma da alcune carte interne: 1b (appreso il Zannetti, 1609), 4c-d (per Bartholomeo Zannetti, 1610), 15b e 19a-e (appresso il Zannetti, 1610).
Queste prime edizioni, tutte in formato 8°, hanno in comune una peculiare disposizione delle carte che vede il testo stampato solo in alcune parti (quasi la metà delle pagine sono bianche) e una particolare indicazione alfanumerica (1a-f, 2a-f, 3a-d, 4a-e, 5a-f, 6a-e, 7a-b, 8a-b, 9a-d, 10a-d, 11a-e, 12a-b, 13a-d, 14a-f, 15a-b, 16a-b, 17a-b, 18a-c, 19a-e, 20a-f, 21a-b, 22a-b, 23a-b, 24a-c 25a-b) apposta in calce, erroneamente interpretata nelle schede bibliografiche come segnatura.
Il senso di questa sequenza viene chiarito, ancora una volta, nell’Avvertimento (c. [1]v) dove si indica precisamente come queste carte vadano distribuite:
“[…] il numero, posto nel fine di ciascun carta, dimostra il giorno, nel quale essa si suol dare all’Essercitante: le lettere poi dell’Alfabeto, che stanno appresso a’ numeri, acennano l’ordine da tenersi l’istesso giorno nella distributione delle medesime carte, o vero mostrano quante hore si ha da spendere intorno a ciascun Essercitio. […] Ma acciochè sia più facile l’uso di queste carte, si mette qui l’Indice di esse, il quale verrà anco a mostrare il metodo, co’l quale per l’ordinario sogliono darsi gl’Essercitij a quei, che li fanno per un Mese intero.”
L’ultima edizione italiana, sinora individuata, con questa particolare struttura compositiva è quella stampata a Roma nel 1691 nella Stamperia di Giovanni Giacomo Komarek[33]. Nell’indicazione Al lettore si legge:
“Si è aggiunta in questa ultima impressione una Breve Istruttione di meditare, cavata da varii luoghi degli Esercitij di S. Ignatio […] Si potrà dare a chi vorrà fare gli Esercitij prima di tutte le altre cartelle, acciochè leggendola, et intendendola, non entri a fargli totalmente nuovo nell’arte di meditare”.
Questa precisazione documenta la pratica ancora in uso, a quasi un secolo dalla prima stampa in italiano, di distribuire in cartelle gli Esercizi.
Questa edizione presenta un altro elemento in comune con le prime stampe romane e cioè l’inserimento di elementi grafici ad accompagnamento del testo. In questo caso l’apparato iconografico è molto più ricco, con ben 26 incisioni a piena pagina, ma l’intenzione di accompagnare l’esercitante con illustrazioni sembra essere la stessa.
Gli Esercizi quindi si stamparono ma, dovendo adattarsi all’uso con cui venivano dati, mantennero la stessa forma di bifolii sciolti (non cuciti, almeno nella prima fase) utilizzata, per un lustro, in forma manoscritta. Lo stesso frontespizio (fig. 2) deve essere stato aggiunto[34], posteriormente, in fase di rilegatura.
Il frontespizio che riporta, all’interno di un cartiglio in calce, l’indicazione “IN ROMA nel Coll. Romano” non va quindi considerato come elemento per la datazione e attribuzione dei foglietti che risultano tutti stampati dai tipi degli Zannetti. Solo il frontespizio calcografico, infatti, è stato realizzato nella tipografia del Collegio Romano. Questo presenta una struttura abbastanza complessa: il titolo risulta inserito in una cornice architettonica con, ai due lati -su piedistallo- il fondatore e il suo successore: Ignazio di Loyola e Diego Laínez; in testa l’emblema dell’Ordine.
Questa incisione ha un impianto simile a quello che ritroviamo nel frontespizio dell’edizione latina del 1606 (fig. 1) e risulta decisamente sovrapponibile al disegno (fig. 3) presente nelle carte preliminari ai tre volumi manoscritti degli Annali del Seminario Romano di Girolamo Nappi[35]. In questo caso l’emblema dei Gesuiti si trova tra le mani del fondatore ma l’impianto risulta pressoché identico tanto da far supporre che l’illustratore del manoscritto avesse ben presente il frontespizio dell’edizione degli Esercizi.
Questo è un caso interessante di contaminazione stilistica dal manoscritto all’edizione e viceversa che meriterebbe di essere ulteriormente indagato.
Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3
Conclusioni e collaborazioni
Lavorare in un archivio, affiancando gli storici nella ricerca, implica avere una grande attenzione ai dettagli (dalle minuzie di una trascrizione diplomatica alle analisi chimiche realizzate sugli inchiostri) e al contempo riuscire ad osservare il contesto di un documento che fa parte di un manoscritto, di un manoscritto che fa parte di un fondo, di un fondo che fa parte di un archivio e così via, fino alle pressoché illimitate opportunità di ricerca che il web oggi ci offre.
Una delle possibilità per riuscire a navigare in un oceano tanto grande è promuovere attività di formazione e divulgazione, tanto che l’APUG, negli ultimi anni, ha visto cambiare la sua fisionomia[36] aprendosi sempre più verso l’esterno. Sempre più studenti e ricercatori stanno collaborando con l’archivio dell’Università Gregoriana, in particolare sui progetti di edizione critica dei testi presenti sulla piattaforma GATE consultabili a questo link: https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/.
Concludo con l’augurio di trovare sempre il coraggio per andare avanti, come suggerito nelle annotazioni ignaziane, così che gli archivi possano passare dall’essere considerati cimiteri di documenti a scrigni di meraviglie.
Bibliografia
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Biblioteca della Pontificia Università Gregoriana, “Catalogo” (database), Roma: PUG https://oseegenius.unigre.it/pug/home?lv=BIB.
Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria, Tomus II. Directoria 1540-1599 (MHSI, 76, Monumenta Ignatiana. Series II). Roma: Institutum historicum Societatis Iesu, 1955.
Franchi, Saverio e Sartori, Orietta. “Zanetti.” Dizionario Biografico degli Italiani Vol. 100, 2020. Accesso 10 Luglio 2024. https://www.treccani.it/enciclopedia/zannetti_(Dizionario-Biografico)/.
Jemolo, Viviana e Morelli, Mirella, eds. Guida a una descrizione uniforme dei manoscritti e al loro censimento. Roma: ICCU, 1990.
Istituto per il catalogo unico delle biblioteche italiane. “Censimento nazionale dei manoscritti delle biblioteche italiane.” Manus Online (database on line), Roma: Ministero della cultura https://manus.iccu.sbn.it/.
________. “Catalogo collettivo delle biblioteche del Servizio bibliotecario nazionale.” Servizio Bibliotecario Nazionale – SBN (database on line), Roma: Ministero della cultura http://id.sbn.it/.
Lollobattista, Mauro. “Usi e riusi.” Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana (blog), APUG, 19 Settembre, 2015. Accesso 10 Luglio 2024 https://archiviopug.org/2015/09/19/usi-e-riusi/.
Sommervogel, Carlos, ed. Bibliothèque de la Compagnie de Jésus. Bruxelles, Paris: Editions de la Bibliothèque S.J., 1890-1960.
Pur trattandosi di un archivio, la tipologia di manoscritti che vi si conservano nella parte antica è di tipologia libraria, pertanto si parlerà di catalogazione e non di inventariazione dei fondi. La descrizione dei codici viene realizzata seguendo le indicazioni della Guida a una descrizione uniforme dei manoscritti e al loro censimento, (Roma: ICCU, 1990). ↑
Dalla realizzazione della nuova sede della Pontificia Università Gregoriana nel 1930 si sono succeduti alla direzione dell’APUG: P. Arnaldo Parenti (1930-1944), P. Vincenzo Monachino (1944-1994), P. Marcel Chappin (1994-2003), Prof.ssa Lydia Salviucci Insolera (2003-2006) e P. Martín M. Morales dal 2007 e tuttora in carica. Durante la direzione di P. Monachino venne realizzato il catalogo topografico a schede cartacee utilizzato fino al 2009. ↑
Grazie alla tesi La distruzione del codice. I frammenti manoscritti dell’APUG, realizzata nel 2015 da Mauro Lollobattista sono stati identificati in APUG ben quarantacinque manoscritti con legature di questo tipo. Cfr. l’articolo “Usi e riusi,” Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana (blog), APUG, 19 Settembre, 2015. Accesso 10 Luglio 2024 https://archiviopug.org/2015/09/19/usi-e-riusi/. ↑
Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria, Tomus II. Directoria 1540-1599
(MHSI, 100, Monumenta Ignatiana. Series II). (Roma: Institutum historicum Societatis Iesu, 1955), 54. ↑
Pagina del progetto: Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana. “Varia Spiritualia.” Gregorian Archives Text Editing. Accesso 10 Luglio 2024 https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php. ↑
Tutte le segnature elencate in seguito hanno una descrizione catalografica in MoL https://manus.iccu.sbn.it/cerca-biblioteche/-/bib/detail/120?. Le schede presentano diversi livelli di descrizione: catalogazione analitica estesa, dati recuperati dall’inventario topografico (la segnatura è seguita da rec) e schede dove compare soltanto il link all’immagine del catalogo topografico (la segnatura è seguita da catalogo). ↑
Progetto di edizione critica alla pagina: https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/Varia_spiritualia_(F.C._1000) Accesso 10 Luglio 2024. ↑
Progetto di edizione critica alla pagina: https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/Miscellanea_ascetica_(F.C._1055) Accesso 10 Luglio 2024. ↑
Claudio Acquaviva (1543-1615), quinto Preposito Generale dell’Ordine dal 1581 alla morte. ↑
Girolamo Tagliavia, professo di quattro voti il 2 febbraio 1610, sarà Rettore del Collegio Romano dal 1618 al 1620. ↑
Giuseppe Finali, coadiutore temporale a Roma nel 1628. ↑
Descrizione in MoL: https://manus.iccu.sbn.it/cnmd/0000104270 Accesso 10 Luglio 2024. ↑
Si segnala come in questo titolo, così come in alcuni dei titoli manoscritti elencati precedentemente, non sia presente l’aggettivo “spirituali”. ↑
Exercitia spiritualia Sancti Ignatii de Loyola et eorum directoria, Tomus II. Directoria 1540-1599 (MHSI, 100, Monumenta Ignatiana. Series II). Roma, Institutum historicum Societatis Iesu, 1955, p. XLI. ↑
“Est textus omino conveniens cum illo qui servatur in Chantilly, sign. 8°, 105,” Ivi. ↑
Ibidem, p. XLV. ↑
Ibidem, 646-720, Ms. 301 Archivio di Stato (Roma). ↑
Scheda on line dell’esemplare conservato nella Biblioteca della PUG: https://oseegenius.unigre.it/pug/resource?uri=124228BIB Accesso 10 Luglio 2024. ↑
Nella Vulgata del 1548 le Annotationes sono venti. ↑
Di questa cinquecentina attualmente rimangono, nelle biblioteche italiane, una quindicina di copie L’elenco delle sedi si trova in calce alla scheda: http://id.sbn.it/bid/RMLE011788 Accesso 10 Luglio 2024. ↑
Nel frontespizio di questa edizione non è presente il nome dell’autore che però risulta aggiunto in forma manoscritta in alcuni esemplari, come nella copia (https://edit16.iccu.sbn.it/titolo/CNCE024618 Accesso 10 Luglio 2024) conservata alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma “S. Ignatii de Loiola” che presenta peraltro anche la nota di possesso ”Bibliothecae Domus Romanae Pauperum Matris Dei Scholarum Piarum“ in una ’etichetta incollata sul frontespizio.
Nell’edizione del 1553 il nome compare nel colophon mentre sarà solo nel 1563 che figurerà nel frontespizio dell’edizione viennese nella forma: “M. Ignatio de Loyola, Societatis Iesu Institutore, et primo Generali Praeposito, autore.” ↑
L’attività della tipografia inizia nel 1556 con l’acquisto di 30.000 tipi dell’Officina romana di Antonio Blado per cessare nel 1616. Cfr. Olaf Hein – Rolf Mader, La stamperia del Collegio Romano, estratto in “Archivio della Società Romana di storia patria” no. 115 (1992), 133-146. ↑
Scheda di catalogo: http://id.sbn.it/bid/CAGE017922 Accesso 10 Luglio 2024. Nella carta che segue il frontespizio si legge: Quae ab alijs impressis Exercitiorum exemplis variant, ex utroque nostro exemplari manuscripto: In mysterijs autem vitae Christi, etiam ex editione vulgata, emendata sunt. ↑
L’abbreviazione B. per beato nel titolo viene utilizzata in questa edizione del 1606 sebbene Ignazio di Loyola sia stato beatificato nel 1609. ↑
Scheda di catalogo: http://id.sbn.it/bid/BVEE078119 Accesso 10 Luglio 2024. Oltre all’esemplare conservato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, nei cataloghi on line è registrato un solo altro esemplare presso la Biblioteca de Catalunya che risulta peraltro rilegato a seguito del testo delle Reglas de la Compañia de Iesus (Nel Collegio Romano, 1616). ↑
Carlos Sommervogel, ed. Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, Bruxelles, Paris: Editions de la Bibliothèque S.J. (1960) vol. V, col. 65. ↑
Dinastia di stampatori-editori, di origine bresciana, attivi in Roma tra il 1576 e il 1638-39. Cfr. la voce Franchi, Saverio e Sartori, Orietta. Zanetti da ”Dizionario Biografico degli Italiani,” Vol. 100, 2020. Accesso 10 Luglio 2024. https://www.treccani.it/enciclopedia/zannetti_(Dizionario-Biografico)/. ↑
Carlos Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, (1960) vol. V, col. 71. ↑
Oltre al già citato esemplare conservato nella Biblioteca della Pontificia Università Gregoriana in Italia si contano altre 4 copie (Scheda nell’OPAC SBN: http://id.sbn.it/bid/SIPE015196 Accesso 10 Luglio 2024). ↑
Schede dell’edizione nell’OPAC SBN: http://id.sbn.it/bid/VIAE038281 e http://id.sbn.it/bid/RMLE055246 Accesso 10 Luglio 2024. ↑
Quattro dei sei esemplari censiti nell’OPAC SBN risultano descritti come mutili del frontespizio: Biblioteca statale del Monumento nazionale di S. Scolastica, Biblioteca civica Bertoliana di Vicenza Palazzo San Giacomo, Biblioteca e Musei Oliveriani (Pesaro) e Biblioteca Vallicelliana (RM). Non presentano invece note di esemplare i due volumi conservati nella Biblioteca comunale Planettiana di Jesi e nella Biblioteca comunale di Terni. ↑
Schede dell’edizione nell’OPAC SBN: http://id.sbn.it/bid/BVEE048059 Accesso 10 Luglio 2024. ↑
Schede dell’edizione nell’OPAC SBN: http://id.sbn.it/bid/SBLE017605 Accesso 10 Luglio 2024. ↑
La pratica di aggiungere o sostituire il frontespizio è ben documentata nel caso delle “rinfrescate”, edizioni, spesso rimasta invendute, a cui veniva cambiato solo il frontespizio (talvolta con minime modifiche al testo) per essere rimesse in vendita. ↑
Conservati in APUG, i manoscritti APUG 2800-2802 sono stati realizzati tra il 1640 e il 1647 da P. Girolamo Nappi. Il progetto di edizione critica degli Annali del Seminario Romano è accessibile sulla piattaforma on line GATE: https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/Annali_del_Seminario_Romano Accesso 10 Luglio 2024. ↑
Dal 2009 sono stati approvati 108 progetti didattici personalizzati con Università italiane e straniere, Istituti di alta formazione e licei romani. Sono state realizzate 62 iniziative culturali (visite, seminari, e convegni) e le attività vengono costantemente divulgate attraverso il Blog dell’APUG e le pagine Twitter e Facebook. ↑