
PINO DI LUCCIO S.I., Introduzione
ARTICOLI
ANGELA CARUSO, Tracce ignaziane nel vissuto cristiano di Giorgio La Pira
L’articolo analizza la vita, la spiritualità e l’impegno politico di Giorgio La Pira (1904-1977), sindaco di Firenze e figura di profonda fede cristiana, dichiarato “venerabile” da Papa Francesco nel 2018. Dopo un’infanzia lontana dalla pratica religiosa, La Pira vive una conversione decisiva nel 1924, maturata attraverso letture, amicizie e l’influenza di diverse tradizioni spirituali, in particolare quella ignaziana, coltivata nell’appartenenza alla Congregazione Mariana e nei rapporti con numerosi gesuiti. Docente universitario di Diritto Romano, formatore di coscienze e promotore di un’educazione al servizio, unisce all’attività accademica un’intensa azione apostolica – come la “Messa dei poveri” di San Procolo – e un impegno politico trentennale fondato su giustizia sociale, pace e dialogo universale. La sua visione cristiana, radicata nel “Principio e Fondamento” ignaziano, si esprime nel riconoscimento del valore divino di ogni uomo, nell’incarnazione dell’amore per Cristo nel servizio ai fratelli, nella vocazione laicale come missione, nella Chiesa come espansione dell’Incarnazione, nella sintesi del “contemplativus simul in actione”, nel discernimento e nel magis personale orientato al bene universale. A questi si aggiungono la devozione mariana, l’arte del dialogo, l’obbedienza alla Chiesa come offerta di libertà e la “mistica del servizio” orientata ad maiorem Dei gloriam e instaurare omnia ad Christum. La sua vita, segnata da preghiera costante, sguardo contemplativo e impegno per gli ultimi, incarna una “teologia del cuore” capace di tradurre il Vangelo in scelte concrete, in sintonia con l’eredità di sant’Ignazio e lo spirito di Papa Francesco.
CHRISTOPHER STAAB S.I., To Console and Be Consoled: Exploring the Grace of Collaboration
Il saggio esplora la grazia della collaborazione nella vita e nella missione della Compagnia di Gesù, interpretandola come una via privilegiata per incontrare Dio. La collaborazione non è solo una risposta pratica alla diminuzione delle risorse, ma una trasformazione spirituale che ridefinisce l’identità apostolica dei gesuiti. Attraverso esperienze di perdita, vulnerabilità e condivisione, il testo riflette su come la collaborazione richieda una profonda disponibilità interiore, una nuova comprensione della povertà e una capacità di ricevere consolazione dagli altri. L’autore propone che la vita comunitaria stessa sia missione e che la grazia della collaborazione sia un dono da accogliere con umiltà, come espressione della kenosi di Cristo.
CONXITA GÓMEZ I SUBIRÀ O.S.B., El contexto como elemento clave en las relaciones entre las mujeres y San Ignacio de Loyola. La historia y el contexto de algunas mujeres que quisieron ser jesuitas
Le ipotesi sulle ragioni dell’atteggiamento di Ignazio di Loyola nei confronti delle donne e della sua opposizione alla creazione di un ramo femminile della Compagnia di Gesù sono diverse e vanno dal suggerimento di una presunta misoginia del fondatore fino all’affermazione che erano le stesse donne a non essere preparate per diventare gesuite.
La maggior parte degli studi affronta le relazioni di sant’Ignazio con le donne come se queste fossero qualcosa di statico e indipendente dal loro contesto. Tuttavia, tanto la sostenibilità della Compagnia di Gesù quanto le riforme che la vita religiosa femminile aveva già conosciuto prima del Concilio di Trento dovettero avere un peso importante sia nelle posizioni di sant’Ignazio sia in quelle delle donne con cui egli ebbe a che fare.
Da questa prospettiva, l’obiettivo di questo articolo è esplorare il dinamismo e il carattere contestuale delle relazioni tra sant’Ignazio e le donne, concentrando inizialmente l’attenzione su coloro che vollero diventare gesuite, come fu il caso di Giovanna d’Austria, Isabel Roser e le sue compagne di Santa Marta ma focalizzandosi principalmente sulla situazione delle benedettine barcellonesi che desiderarono diventare monache gesuite di clausura.
STUDI E RICERCHE
ARIANE BOLTANSKI Y ALIOCHA MALDAVSKY, Los laicos y la financiación de la Compañía de Jesús durante el generalato de Claudio Acquaviva
L’articolo analizza la complessa relazione tra la Compagnia di Gesù e i finanziatori laici durante il generalato di Claudio Acquaviva (1581-1615). In una fase di espansione globale, l’ordine dovette bilanciare il voto di povertà con la necessità di basi finanziarie solide per sostenere collegi e missioni. Lo studio evidenzia come il sostegno dei laici — nobiltà, élite cittadine e figure femminili — non fosse una semplice transazione economica, bensì una strategia legata alla “economia della salvezza” e alla creazione di capitale simbolico. Mentre i gesuiti cercavano di preservare la propria indipendenza istituzionale limitando il diritto di patronato, i donatori utilizzavano i lasciti per immortalare il proprio lignaggio e consolidare il prestigio sociale. Il testo esamina inoltre le peculiarità dei contesti coloniali in America e Asia, dove le donazioni fungevano da strumenti di integrazione sociale e redenzione post-conquista. In conclusione, l’atto della donazione emerge non come un trasferimento definitivo di proprietà, ma come un legame di dipendenza reciproca che mette in discussione la presunta autonomia delle istituzioni religiose nell’Antico Regime.
RIFLESSIONI E TESTIMONIANZE
Collaborazione nella missione: una chiamata condivisa. Intervista a Berardino Guarino
La testimonianza di Berardino Guarino, presentata al Collegium Maximum della Pontificia Università Gregoriana il 22 maggio 2025, ripercorre il suo percorso personale e professionale fino all’incarico di economo della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù. Dopo gli anni nell’Azione Cattolica e al Centro Astalli, Guarino descrive la sperimentazione di un modello di doppio economo (un economo “di diritto”, gesuita, che fa parte degli organismi istituzionali, e un economo “di fatto”, laico, incaricato della gestione ordinaria dei beni) e riflette sulla collaborazione tra gesuiti e laici nella gestione dei beni. L’intervento evidenzia il ruolo della IAF (Istruzione su Amministrazione e Finanze), l’importanza della qualità dei collaboratori, e le sfide della trasparenza e delle motivazioni nel servizio ecclesiale. Richiami al magistero di Papa Francesco e al documento De Statu 2023 della Compagnia sottolineano la centralità della corresponsabilità e della lealtà nella missione condivisa.
Collaborazione nella missione delle opere della Compagnia di Gesù. Intervista a Beppe Lavelli S.I.
L’intervista a Beppe Lavelli, tenutasi alla Pontificia Università Gregoriana il 22 maggio 2025, esplora il tema della collaborazione tra gesuiti e laici nella missione della Compagnia di Gesù. Partendo da una duplice premessa — amicizia e gratitudine —ripercorre le radici ignaziane di questo cammino, il contributo del Concilio Vaticano II e le indicazioni delle Congregazioni Generali. Vengono affrontate le tentazioni legate al potere, la necessità di vivere la comunione come amicizia e fiducia reciproca, e l’urgenza di una formazione che prepari gesuiti e laici a collaborare realmente. L’intervista si conclude con l’invito a riconoscere la collaborazione come processo dinamico, da vivere con gratitudine e sotto l’impulso dello Spirito.
MICHELE BORTIGNON, Dietro le quinte dell’accompagnamento negli Esercizi
L’articolo riflette sul compito di formare accompagnatori spirituali, sottolineando che il cuore dell’accompagnamento non risiede nel metodo, ma nella qualità della vita spirituale dell’accompagnatore. L’autore propone un approccio che valorizza l’esperienza personale, la preghiera e la fiducia nell’azione dello Spirito Santo, evitando forme di supervisione che rischiano di soffocare la spontaneità della relazione tra Dio e la persona. L’accompagnamento dell’accompagnatore diventa allora un cammino di crescita, auto-riflessione e condivisione. Nelle conclusioni, l’autore descrive l’esperienza del colloquio spirituale come luogo sacro in cui si manifesta il Cristo totale, e dove l’amore vissuto diventa Parola di Dio. L’accompagnatore, testimone e mediatore, scopre sé stesso nel dono, lasciandosi trasformare dall’incontro con l’altro e con Dio.
LORENZO GASPARRO C.SS.R., Quale vino e quali otri per il nostro tempo?
Il testo propone una riflessione teologico-pastorale a partire dal brano evangelico di Marco 2,18-22, utilizzato come icona biblica per interrogare il senso e le sfide della missione formativa e accademica della Pontificia Università Gregoriana. Attraverso le tre metafore evangeliche dello sposo, della stoffa e del vino, l’autore sviluppa una lettura spirituale e istituzionale del cambiamento, del discernimento e della comunicazione. L’atteggiamento di Gesù, che trasforma ogni provocazione in occasione formativa, diventa modello per una parola edificante e per un dialogo costruttivo, anche in ambito accademico. Il testo invita a una fedeltà creativa, capace di coniugare tradizione e novità, evitando ogni forma di idolatria del passato o del cambiamento.